4 feb 2020

4.2.2020 (interview) omino71 x Uozzart "Non so cosa sia l'arte, ma è la mia urgenza" di Salvo Cagnazzo


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omino71: “Non so cosa sia l’arte, ma è la mia urgenza”
Cinque domande al nonstreetartist omino71: “Nella metà degli anni Novanta, un’amica, vedendomi sempre immerso nei miei scarabocchi con i quali riempivo ogni spazio disponibile, mi invita a partecipare a una mostra collettiva presso “Il Locale” di vicolo del Fico a Roma“

Supereroi, anime, icone pop e giocattoli: nell’arte di omino71, nonstreetartista romano, non c’è solo pop, ma cultura e stile. Nel suo mondo artistico, fatto prevalentemente di “mash up”, i protagonisti sono tantissimi esponenti “iconici”, contemporanei e non. Da Pollon ad Andy Warhol, da Super Mario Bros alla Gioconda. Lo fa alternando murales, poster e sticker a un’attività espositiva che si muove tra mostre personali e collettive, in Italia e all’estero.

Negli ultimi anni omino71 è stato invitato a realizzare alcune installazioni site specific anche per contesti istituzionali come il M.A.C.RO., la Casa dell’Architettura di Roma e il Teatro Palladium di Roma. Nel 2012 è stato selezionato dall’Istituto Italiano di Cultura di Rio de Janeiro per rappresentare l’Italia nel progetto Memento Italia-Brasil. Mentre dal 2014 le sue opere sono ospitate anche in realtà istituzionali internazionali quali il Museo di Storia e Archeologia di Costanza, il Palazzo del Parlamento di Bucarest e il Museo di Arte Contemporanea di Sofia.

Tra i progetti su cui sta attualmente lavorando, uno lo vede autore e co-curatore. Parliamo di una mostra collettiva, “30keiTH – Tributo a Keith Haring”, che verrà inaugurata il 16 febbraio alla Galleria Afnakafna di Roma. “E’ un progetto a cui tengo molto, che ho già realizzato dieci anni fa e che spero di poter replicare ancora tra dieci anni allungando quella catena che lo stesso Haring citava nei suoi diari “Io non sono un inizio. Non sono una fine. Sono un anello di una catena. La robustezza della catena dipende dai miei stessi contributi, così come dai contributi di quelli che vengono prima e dopo di me”.

Ma c’è anche un altro progetto, previsto per fine giugno: omino71 sarà ospite del Ferenczy Museum Centrum di Szentendre in Ungheria per uno street art festival, dove dipingerà un murales e terrà una conferenza. “Anche se non ho ancora la minima idea di quello di cui parlerò”, aggiunge.

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Abbiamo posto cinque domande ad omino71, per scoprire come nasce e come si sviluppa la sua incredibile arte.
Cosa è l’arte per te?

Una persona molto saggia una volta ha detto che capire che cos’è l’Arte è una preoccupazione inutile dell’adulto. Mentre capire come si fa a farla è invece un interesse autentico del bambino. Un altro molto più bravo di me invece ha detto che non esiste qualcosa chiamata Arte e che esistono solo gli Artisti. Non so se non è del tutto giusto o quasi niente sbagliato (come cantava un altro molto bravo), quello che so è che sento una urgenza e forse questa è l’Arte.

Poi non so nemmeno se posso definirmi un Artista o un nonArtista (o meglio un nonStreetArtista) sulla falsariga del nonmusicista di Brian Eno, inteso come un musicista tecnicamente privo di competenze ma forte del suo genio creativo, dove la musica non è più solo patrimonio di compositori ed esecutori, ma di “geniali incompetenti”, di veri e propri manipolatori.
Qual è stato, nonché come e quando, il tuo primo approccio, seppur primordiale, con l’arte?

Difficile rispondere non avendo ancora chiaro cos’è l’Arte e chi è l’Artista. Disegno, scarabocchio, creo da quando ho memoria. Ma un giorno, nella metà degli anni Novanta, un’amica, vedendomi sempre immerso nei miei scarabocchi con i quali riempivo ogni spazio disponibile (quaderni, libri, mobili, tavoli, autobus, muri, etc.), mi invita a partecipare a una mostra collettiva presso “Il Locale” di vicolo del Fico a Roma, dove suonavano quelli bravi e ogni tanto facevano anche delle esposizioni con i ragazzi dell’Accademia.

Io ero assolutamente fuori contesto, non sapevo nemmeno dove si potevano trovare i colori, fino a quel momento avevo sempre scarabocchiato, fatto dei segni con quello che trovavo, ma non avevo mai realizzato una opera da esporre o da conservare, né preso un pennello in mano. Mi consigliarono di andare da Vertecchi ma non sapevo proprio da dove cominciare e mi vergognavo a chiedere consigli ai commessi, così ho scelto le uniche cose familiari: una manciata di uniposca, un pezzo cartone e non ho più smesso. Forse quello è stato il mio primo vero approccio “consapevole.
Come nascono le tue opere e come le sviluppi, dalla fase dell’ideazione a quella della realizzazione?

In linea generale sono molto influenzato da quello che vedo, gran parte della mia produzione è infatti di tipo illustrativo e si ispira direttamente a rappresentare immagini vissute in prima persona ovvero mediate da un filtro pop (la copertina di un disco, la grafica di una maglietta, la locandina di un film, un fumetto, un videogioco, etc) tra supereroi, santi, giocattoli e bambini.

Il mio processo creativo parte da una idea che si sviluppa secondo la logica del “mash up”, o se preferisci del “ready fake”. Prima imposto una specie di narrazione scrivendo un breve soggetto, poi disegno un po’ di schizzi che infine trasferisco sulla tela in una pittura fatta di tratti netti e tinte sature, in un insieme assolutamente bidimensionale che non ricerca l’espediente tecnico e non termina sulla superficie dipinta, ma cerca la sua prospettiva in una trama di riferimenti incrociati, sospesi tra il sacro e il profano, tra la cultura “alta” e quella underground.
Quali erano i riferimenti “pop” di omino71 da ragazzo, quelli con cui sei cresciuto, e ai quali sei legato talmente tanto da portarli con te nella tua arte?

Da un po’ di tempo, quando nelle didascalie delle opere devo descrivere la tecnica delle mie opere, scrivo “Acrilico, pennarelli e cultura pop su tela”… quindi difficile elencarli tutti i miei riferimenti che vanno dalla musica al cinema passando per i fumetti e i videogiochi e più in generale da tutte le diverse sub-culture metropolitane che non smettono di accompagnarmi dall’adolescenza.
Tre opere (tue) a cui sei più affezionato e perché. (Da allegare alla mail con relativa didascalia).

Fottiti POPolino, una tela, forse una delle prime ad avermi convito davvero, la prima opera di un lungo ciclo sul mondo dei comics che non è ancora finito.

Europa15, il murale che ho realizzato in poco più di un giorno durante il festival Muracci Nostri di Primavalle: è stato semplice, immediato e completo per composizione, soggetto, storia e contesto.

Maria Uyiko (Nostra Signora della Street), un poster su carta velina dipinto a mano con micro dettagli maniacali, cosa che non credo mi riuscirà più per mancanza di tempo e di pazienza, un lavoro certosino destinato a consumarsi in pochi istanti, l’effimera monumentalità della vera street art.


Salvo Cagnazzo