(versione originale - in spagnolo):
http://cultureurbanspace.interartive.org/street-art-omino71-mrklevra-marisa-gomez/
(versione tradotta in italiano):
Intervista Omino71-Mr.Klevra
Vorrei cominciare
chiedendovi se vi sentite a vostro agio con l’etichetta di Street Artist che
generalmente vi viene attribuita.
Mr.Klevra: sinceramente mi sento onorato di essere annoverato tra gli StreetArtist.
Purtroppo mi spiace
molto sentire sempre più spesso questo appellativo per identificare artisti che
non sono mai stati Streetartist ma solo perché è di moda, c'è ancora molta
confusione su cosa sia veramente la StreetArt.
omino71: quando realizzo le mie installazioni per strada sono uno streetartista, non
ci sono dubbi, però se si tratta solo di una etichetta preferisco guardare in
alto e fare come Brian Eno, definendomi un “nonstreetartista” anche se non ho
ancora capito cosa significa.
Come è iniziata la
vostra relazione con la Street Art e cosa significa per voi questo mezzo di
espressione?
omino71: è una esperienza che vivo per
tentativi, quindi non so quando è iniziata per davvero. Al momento la mia
street art è “attaccare” le città con dei poster dipinti a mano su carta velina
in esemplari unici, quindi volutamente limitata all’atto dell’installazione, ma
non è stato sempre così e probabilmente cambierà ancora in futuro. Alla base di
tutto c’è la volontà di un atto libertario, l’assenza di mediazioni tra l’opera
e il pubblico, il gusto per la lettura del territorio e per la
contestualizzazione del gesto, ma soprattutto l’invito all’errare, inteso sia come
il vagare senza meta, il girovagare attraversando paesaggi urbani sconosciuti
per chi vive la città solo nei sensi di marcia utilitaristici
(casa-lavoro-casa), che lo sbagliare perseverando per tentativi di vivere,
giocare e sperimentare comportamenti alternativi a quelli routinari.
Mr.Klevra: nasce per gioco incontrando una sera Un certo Omino71 che mi fa
"dovresti fare qualche poster," ed io nella mia testa mi dicevo, ma
perchè devo spendere soldi e tempo per fare dei poster ??? da quel primo poster
sono passati moltissimi anni e non smetto più! quindi se volete trovare un
colpevole è Omino71.
Per me la StreetArt è un
processo creativo che parte da un idea da un sopraluogo da una visione di un
opera in quel posto con quella luce e che mi porta a chiudermi per ore a creare
ciò che poi regalerò alle persone per strada.
Fare Streetart per me è
Libertà Felicità un processo di continua ricerca nel rincorrere il profondo senso della Bellezza.
“La bellezza salverà il mondo” afferma il principe Miškin nell’Idiota di
Dostoevsk questa frase ultimamente risuona forte nella mia testa, viviamo in un
periodo storico pazzesco in cui l'Uomo è superficiale scontato e banale, e
osservando i canoni meramente "estetici" che vanno per la maggiore,
credo che il rischio di essere fagocitati dal Brutto e Triste sia Serio e
concreto. Per questo ho deciso di intraprendere la strada della Streetart,
creare arte Bella per esprimere questo mio disagio e accusa ! Liberamente e
gratuitamente regalo all'osservatore, l'uomo comune fa sempre gli stessi
percorsi per arrivare in ufficio o a casa o in palestra ottimizzando al massimo
tempo e risorse, è abitudinario, le mie opere appaiono improvvisamente nel suo
tragitto e spezzano la monotonia anche se per pochi secondi, sperando di far
"perdere" secondi o minuti preziosi all'osservatore distratto, se poi
nasce una curiosità un pensiero un movimento interno spinto dalla curiosità,
raggiungo il mio scopo.
Potete parlarci del
vostro lavoro? In particolare mi interessa la vostra iconografia. Nel caso di
omino71 sono supereroi, cartoni animati, bambini… Nel caso di Mr.Klevra
predominano i santi. Da dove vengono? Perché vi interessate a questi temi e
soprattutto, c’è qualcosa dietro? La Street Art è normalmente associata a uno
spirito critico che si mescola con la cultura popolare. C’è qualche tipo di
rivendicazione política, sociale, culturale, ecc. nel vostro lavoro?
Mr.Klevra: per quanto riguarda i miei lavori ho deciso di utilizzare il linguaggio
dell'iconografia bizantina, le mie creazioni non nascono solo come opere fine a
se stesso, per far vedere il mio livello tecnico, se così facessi avrei smesso
di dipingere molti anni fa.
Le mie icone sono molto
elaborate e se l'osservatore le studia approfonditamente può trovare
particolari nascosti o citazioni, spesso infatti mi piace che la ricerca sia
complessa e difficoltosa, alla fine da più gusto trovare la risposta, trovo
banale scrivere una frase ben leggibile, al contrario le mie sono sempre
incastrate all'interno di un complesso incastro di forme calligraficihe.
Come dicevo prima il mio
spirito critico c'è ed è molto radicato nelle mie opere, sono l'unico
streetartist al mondo a dipingere icone bizantine, questo naturalmente può far
storcere il naso a chi si ferma alla mera immagine sacra, il mio obbiettivo è
portare un messaggio e credo che le icone siano lo strumento perfetto ( per me
), se si indaga sull'iconografia infatti si scopre che serviva per spiegare
passi della Bibbia in una sola immagine, sintesi e bellezza in pochissimo
spazio. Ho deciso quindi di portare l'iconografia alla gente della strada, e
quindi sfruttando lo scopo iniziale per cui nacquero. Le mie rivendicazioni
sono la mia stessa vita dietro le mie opere c'è tutto me stesso, la mia fede la
mia perdita di fiducia nella politica i miei studi da ingegnere la musica che
ascolto durante il giorno, tutto traspare nelle mie opere.
omino71: supereroi, giocattoli, bambini e santi (quindi mi dispiace per Mr.Klevra ma
non è l’unico street artista al mondo a dipingere icone bizantine, siamo almeno
in due), realizzati con i tratti netti e i colori saturi tipici del linguaggio
universale del fumetto, che è fonte di ispirazione, immaginario di riferimento,
linguaggio ed estetica. Ho imparato prima a disegnare e poi a leggere con i
fumetti e me li sono portati appresso quando ho deciso di esprimere quello che
avevo dentro con i pennelli e le bombolette in un processo creativo che è molto
simile a quello del “mash up” videomusicale, ricco di voli pindarici,
riferimenti e rimandi alle culture underground degli ultimi trent’anni, che
tende a un “horror vacui” in cui non c’è sempre e solo un messaggio - immediato
o cifrato che sia - o una sola lettura, ma questa è una considerazione che vale
per tutta la mia produzione a prescindere dal fatto che siano opere di street
art.
Lo spirito critico della
street art è invece connaturato nella street art stessa, che di per sé è una
rivendicazione sociale, un atto libertario, una riappropriazione dello spazio,
un esercizio ludico che può coinvolgere chiunque avverta il bisogno di
esprimere la sua creatività, senza il bisogno di titoli, legittimazioni
accademiche o mediazioni culturali.
Parliamo del
vostro lavoro insieme. Collaborate da molto? Come è nata la vostra
collaborazione e come siete arrivati a quel punto comune rappresentato
dall’iconografia religiosa e dai santi visti come supereroi? Mi sembra che
oltretutto leghiate questo tipo di lavori con la cultura propria del luogo dove
si fa…
Mr.Klevra: Diciamo che il nostro lavoro insieme nasce come dicevo prima quasi per
gioco, incontro omino71 durante una "mostra" e da lì inizia il tutto.
Praticamente mi ha
stimolato lui a intraprendere la strada della StreetArt, io ancora non mi
sentivo ne pronto ne particolarmente attratto da quel mondo.
Per quanto riguarda
me le mie Icone vengono dopo un percorso lungo e complesso in cui ho toccato
ogni tipo di stile artistico per poi approdare a quello che io reputo sia la
sintesi massima di tutto il mio background. L'iconografia in stile bizantino
oggi mi rappresenta a pieno.
Credo che abbiamo
legato così facilmente perché i nostri stili e background culturali sono così
diversi che si completano bene insieme, lasciando ben marcata comunque i nostri
stili.
omino71: l’associazione tra santi e supereroi è una cosa che contraddistingue più
la mia produzione che quella di Mr.Klevra, che in questo è molto più ortodosso
preferendo una rappresentazione fedele ai canoni dell’iconografia bizantina soprattutto
a quella della scuola russa, mentre io da un punto di vista stilistico
preferisco ispirarmi a cose “minori” come la miniatura bizantina o più spontanee
come l’iconografia arabo-bizantina, tipo la scuola di Aleppo, che meglio si
adattano alle miei rielaborazioni di stampo fumettistico (bidimensionalità,
colori saturi, tratti netti). Come diceva Mr.Klevra, la nostra collaborazione
si basa sulla diversità e infatti io non attribuisco un valore religioso a
quello che faccio, a me interessa più l’aspetto POPolare e se vogliamo
folkloristico di quell’arte che preferisco definire “sacra” (e non
“religiosa”), quindi dal mio punto di vista non c’è molta differenza tra gli
olimpi, gli angeli, i santi o i supereroi. Nonostante queste distanze siamo riusciti
insieme a portare la nostra iconografia per strada, iniziando dalla nostra
città, Roma, universalmente riconosciuta come la capitale del cristianesimo
(che ci piaccia o no). Nello specifico i nostri interventi partono sempre da
progetti legati alle storie, alle tradizioni e alla toponomastica delle strade,
perché pensiamo che la street art debba essere innanzitutto un esercizio di
contestualizzazione e anche per questo ho cominciato a lavorare a Barcellona
partendo dal Romanico Catalano, mentre Mr.Klevra parallelamente si è dedicato
alla figura di San Giorgio e anche in questo caso, partendo da presupposti e
idee diverse, stiamo convergendo verso un progetto comune.
Oltre al lavoro
per strada, nei luoghi pubblici, realizzate anche tele, sculture e ogni tipo di
formato esponibile e vendibile. Che tipo di pubblico richiede queste opere? Che
accoglienza avete avuto in generale in gallerie d’arte e musei?
omino71: non è che una cosa esclude l’altra, anzi è proprio il primo confronto con
il supporto tradizionale che mi ha portato prima a preferire superfici più
“plastiche”, oggetti che hanno una dimensione pre-definita, una identità che
prescinde dal mio intervento e che mi costringe a interagire con le trame e le
resistenze della materia (dischi, tavole da skate, giocattoli, oggetti
riciclati, supporti non convenzionali) e poi a sperimentare le installazioni di
strada, senza per questo rinunciare ad esprimermi dovunque e comunque e quindi
tornare al confronto con lo spazio potenzialmente in(de)finito del foglio
bianco o della tela (con il quale ho imparato a relazionarmi proprio dopo
l’esperienza di strada). Non è neanche detto che esista un target di pubblico
per queste realizzazioni, perché ho esposto e continuo a farlo tanto nei centri
sociali autogestiti, quanto nelle gallerie private, nei musei pubblici e in
altri spazi più o meno preposti alle esposizioni, sia in Italia che all’estero
e ognuno di questi posti ha un pubblico potenzialmente diverso.
Mr.Klevra: amo utilizzare ogni tipo di superficie specie quelle non convenzionali o
"inadatte" per divenire un opera d'arte, i collezionisti di solito si
affezionano a questo mio modo di creare arte dal nulla e bizzarre, basta
pensare a una reinterpretazione di una pala d'altare costruita utilizzando
tavole da skate.
Le gallerie e i
Musei invece giustamente avendo necessità di spazi e di mercato pretendono che
noi artisti rispettiamo le loro direttive, ma sono sincero che spesso mi limitano
un po' troppo e quindi faccio di testa mia.
Questo tipo di
lavoro “non urbano” non è una specie di contraddizione con l’essenza della
Street Art?
omino71: uno streetartista è innanzitutto un artista che in quanto tale deve
trovare ogni spazio disponibile per esprimersi, creare, fare ed essere arte
appunto. La street art poi non è un genere, non è una scuola, ogni streetartista
può essere diverso dall’altro e seguire uno stile, una estetica, un linguaggio
che può essere ricondotto a questo o a quel movimento artistico, quindi se vuoi
trovare una contraddizione cercala nelle fantomatiche “gallerie di street art”,
che per definizione non hanno senso.
In ogni angolo del
mondo, gli streetartisti non hanno aspettato gli “operatore del settore” per
esporre, anzi ovunque sono nate occasioni espositive, più o meno curate e
autoprodotte dagli stessi artisti, per questo i centri sociali autogestiti o i
club sono state delle ottime palestre, prima ancora delle gallerie
professionali e degli spazi museali (che nel mio caso, per assurdo, si sono
mosse per prima).
C’è poi un equivoco
di fondo da sfatare sul rapporto tra arte e denaro: non è scontato che le opere
“non di strada” siano necessariamente destinate alla vendita (pensa a una
installazione “site specific” per uno spazio museale o a una esposizione fatta
in uno spazio sociale autogestito), mentre quelle di strada possono essere sfruttate
in tanti modi diversi per fare cassa (pubblicazioni, dvd, magliette,
pubblicità, etc).
Per contro la
contraddizione la puoi trovare anche nei lavori urbani, basta vedere il fiorire
di festival e di lavori murali su commissione, anche per questo bisognerebbe
sempre distinguere tra gli atti libertari (la street art) e gli interventi
urbani partoriti da una mediazione (la public art) che nella sua essenza non
differisce di molto da un lavoro “non urbano” se inteso come una opera realizzata
per una esposizione curata dal gallerista di turno (e a scanso di equivoci mi
trovo a mio agio tanto a fare street art, quanto a fare public art o a esporre
in galleria, soprattutto perché di mio faccio anche un lavoro che non ha niente
a che fare con l’arte e quindi non vedo un grande compromesso nell’idea, o
meglio nel sogno, di poter vivere facendo solo arte).
Mr.Klevra: assolutamente no anche io devo pagare bollette, affitto di casa e dello
studio e i materiali, le opere in galleria rappresentano lavori da galleria
fatti per la galleria ma utilizzando la stessa meticolosità che utilizzo per
fare un opera per strada.
È diverso
l’approccio ai lavori nel caso che siano realizzati per un luogo pubblico
oppure che vengano realizzati su tela? Cosa presupone una cosa o l’altra?
Mr.Klevra: di solito
approccio a una tela nello stesso modo con cui approccio a una parete per
strada o a un poster da attaccare per strada, quello che cambia per me è solo
il supporto e le dimensioni, per il resto applico la medesima cura nei dettagli
sia sulla tela che nelle opere che staranno per strada.
omino71: vorrei rispondere che sono approcci completamente diversi, ma direi una
bugia, perché come accennato ho imparato a relazionarmi con lo spazio
in(de)finito della tela proprio grazie all’esperienza della street art, nel
senso che è stato l’esercizio della contestualizzazione sviluppato con l’intervento
per strada che mi ha portato a sviluppare delle opere per interni pensandole sempre
nell’ambito di progetti più complessi che prendono in considerazione il
contesto in cui vengono sviluppati, che sia una galleria, uno spazio museale,
uno spazio pubblico. Però devo ammettere che questa risposta sconta il fatto
che finora ho sempre avuto il controllo sostanziale di quello che faccio, cioè
sono spesso anche l’autore e il curatore dei progetti espositivi a cui
partecipo, quindi è mancata di fatto quella “mediazione” che forse potrebbe
determinare la vera differenza nell’approccio tra i due tipi di lavoro. Questa
riflessione è ancora più vera quando ricevo una commissione diretta da un
collezionista, in quanto spesso mi viene chiesto di replicare su tela un
soggetto urbano visto per strada, in questo caso viene meno ogni tentativo di
contestualizzazione, all’inizio ho provato a visionare gli spazi privati dove
sarebbero state collocate le opere, ma è stato un esercizio vano, perché
mancava il progetto, se vogliamo la poesia dell’intervento, quindi forse solo
in questo caso il mio approccio è diverso e la realizzazione è finalizzata esclusivamente
a fare cassa per finanziare i miei progetti.
Ritenete di
avere qualche tipo di responsabilità al momento di lavorare in uno spazio
pubblico, inteso come spazio di tutti? Credete che la Street Art abbia una funzione
sociale? Che possa davvero influire su come le persone si relazionano con il
proprio ambiente? o si trata solo di un altro messaggio visivo nel cumulo di
informazioni che riceviamo?
Mr.Klevra: prima dipingevo
sempre e solo per me stesso cercando di soddisfare la mia fame di dipingere per
strada, con il tempo e la maturità nelle mie opere ho voluto sintetizzare la
frase "La bellezza salverà il mondo" affermata dal principe Miškin nell'Idiota di Dostoevskij, le mie opere
sono semplici non vogliono essere violenza per gli occhi ma una Bella sorpresa
girando il solito angolo della solita strada che si percorre ogni giorno.
omino71: credo di aver già risposto identificando nella street art una pratica di
contestualizzazione: sono convinto infatti che la comprensione del cotesto urbano
e quindi dello spazio e delle persone che lo vivono, abbia la stessa importanza
del soggetto, del concetto e del gesto,
perché una installazione di street art è valida
solo se riesce a confrontarsi con il sistema in cui si colloca, quindi lo
streetartista deve in qualche modo interessarsi
anche agli aspetti urbanistici, sociologici e comunicativi e non solo a quelli prettamente
artistici della sua azione. Ovviamente non è una cosa scontata, non sempre si
riesce a raggiungere un equilibrio, che spesso neanche viene ricercato, soprattutto
quando ci si limita a un esercizio di mera
invasione dello spazio, con logiche molto
simili a quelle della propaganda pubblicitaria o elettorale, dove l’obiettivo principe
è occupare ogni angolo disponibile pur
di avere maggior visibilità e controllo del
territorio, dove le installazioni vanno bene dappertutto e quindi da nessuna parte.
Sembra che negli
ultimi anni, attraverso figure super-mediatiche come Banksy, la Street art sia
stata rivalutata. Sembra che si sia liberata dall’immagine di vandalismo, ha
richiamato l’attenzione delle istituzioni artistiche… Siete d’accordo? Avete
notato questo cambio? Ha influito nella vostra maniera di lavorare? Sono cambiate
le proposte che ricevete o il vostro riconoscimento come artisti?
omino71: le figure come Banksy sono il male minore, finché si parlava dei suoi
interventi si comprendeva ancora lo spirito tendenzialmente “libertario” della
street art, anche se poi l’interesse generale ricadeva sulle quotazioni delle
case d’asta. Oggi invece assisto a una vera e propria banalizzazione di quella
che è diventata solo una etichetta usata dai media mainstream per presentare
giganteschi interventi murali che non hanno niente a che fare con la street art,
come ho avuto già modo di chiarire qualche riga sopra. In entrambe i casi è
stata la percezione del potenziale valore economico a rivalutare artisticamente
queste forme espressive e richiamare l’attenzione dei media e degli addetti ai
lavori, il che fa pensare che a monte c’è qualcosa di sbagliato nel mondo
dell’arte contemporanea. La street art sopravviverà a questo meccanismo o tutti
gli streetartisti sono destinati ad essere fagocitati nel mercato dell’arte? Il
tempo ci darà la risposta, ma ho già imparato tre cose: 1) non è sufficiente
fare street art per entrare nel mercato dell’arte; 2) non è necessario fare o
aver fatto street art per definirsi streetartista ed entrare nel mercato
dell’arte; 3) chi la dura la vince.
Mr.Klevra: sarò sincero, la Streetart adesso è la gallina dalle uova d'oro, e allora
facciamoci questa bella frittata di arte. Le proposte naturalmente aumentano e
sta a me decidere se accettarle o no coerentemente con i miei ideali e idee.
Nonostante
questo boom della Street Art esiste ancora molta tensione fra il legale e
l’illegale e sono sicura che avete avuto i vostri problemi con la legge.
Pensate che questo aspetto sia parte della natura della Street Art? Ossia:
perderebbe il suo senso se non avesse qualcosa di proibito? Ci sono molte
iniziative con muri legali, che ne pensate? Come vedete il futuro della Street
Art in questo senso?
Mr.Klevra: mi limito a dare la mia esperienza, mi piace essere libero di esprimere la
mia arte come e quando voglio sempre rispettando monumenti e edifici , le mie
opere nascono per riqualificare e colpire con gentilezza l'osservatore, di
sicuro non cerco lo scoop dell'opera enorme su un monumento, vandalizzando
capolavori storici.
I muri legali e le
aree sono ottimi parchi giochi per chi vuol vedere se questa vita fa per
lui.... ma non per me, sarebbe come vedere una bestia in gabbia, ne apprezzi
l'eleganza solo nel suo abitat, il mio è la strada.
omino71: mi ripeto, la street art è una pratica libertaria, come tale è limitante
inquadrarla tra il legale e l’illegale, soprattutto se poniamo sullo stesso
piano la proprietà privata o pubblica – e le regole che le disciplinano – con il
concetto di “bene comune” a cui la street art tende. Senza voler affrontare un
pippotto giusfilosofico-politico, credo che sia importante fare le cose con
“buon senso”, il resto lo lascio alle guardie e agli azzeccagarbugli.
Avete lavorato
molte volte qui a Barcellona e anche in altri contesti internazionali. Secondo
la vostra percezione è molto diversa la scena qui o a Roma, in Europa o in
Brasile?
omino71: più viaggio e più mi convinco che noi italiani siamo degli esterofili senza
un perché. Per anni mi hanno fatto credere che fuori dai confini nazionali
c’era una diversa sensibilità per i lavori urbani e invece vedo che l’unico
fattore comune nel mondo è la criminalizzazione e la repressione di questo come
di altri fenomeni spontanei. In linea di massima però ho verificato che a Roma
c’è un atteggiamento di indifferenza nell’arte nel suo complesso: ne siamo
circondati, abbiamo secoli di testimonianze attorno a noi, viviamo nel bello
(se vogliamo vederlo), quindi è inevitabile che una installazione colorata di
street art faccia meno effetto e venga accolta con meno entusiasmo a Roma (o a
Barcellona) rispetto al nuovo mondo.
Mr.Klevra: è bello vedere realtà diverse città viversi le persone e capire quello che
pensano della mia arte spesso le hanno contaminate.
Porto ancora nel
cuore l'esperienza del Brasile, ho dipinto 3 opere enormi e una era la facciata
di una scuola di periferia, portare la gioia e vedere questi bambini felici
mentre dipingevo per loro è stato il
miglior pagamento ricevuto !
A Roma è difficile
vedere tanta povertà e quindi trovarsi degli artisti che ti regalano la loro
arte per abbellire la faccia della scuola è un regalo pazzesco, mi dispiace che
in città come Roma tutto sia complicato e ricco di blocchi burocratici.
Questo fa si che la
realtà di ogni città siano diverse, anche l'accanimento della polizia è
diverso, in Brasile a Brasilia per esempio non vanno molto per il leggero,
spesso si spara anche sui Writer, perchè comunque è una realtà molto Wild !
Potete
raccontarci qualcosa dei vostri progetti futuri, individuali o in copia? Esposizioni,
grandi interventi, progetti internazionali, …?
Mr.Klevra: principalmente questo anno e il prossimo vorrei dedicarmi più alla strada,
e viaggiare per dipingere all'estero, ma di solito mi piace rimanere sempre un
po' misterioso riguardo i prossimi lavori e progetti :) anche quello è un modo
carino per sorprendere chi mi segue .
omino71: insieme a Mr.Klevra stiamo lavorando per la nostra prima personale a due a
Barcellona per il prossimo autunno, quindi non è escluso a breve qualche
intervento di street art da queste parti, magari a quattro mani. Per il resto
stiamo girando l’Italia con un’altra personale a due e abbiamo un po’ di
impegni tra progetti collettivi e lavori murali in Italia e in Brasile. Sul
fronte street art sto proseguendo un progetto personale in un quartiere di
Roma, devo arrivare a realizzare 71 installazioni che vogliono essere un
tributo alla street art romana, ma sono ancora fermo a 26, quindi ho ancora
molto da lavorare.