8 ott 2016

8.10.2016 Cagliari Art Magazine intervista omino71

http://www.cagliariartmagazine.it/intervista-a-omino71/

INTERVISTA A OMINO71

Quando nasce il tuo percorso artistico?
«Fin da bambino il disegno era la mia passione.
In realtà ne avevo un’altra ma mia madre mi proibiva di sputare giù dal balcone, così è rimasto il disegno. » (cit.)
Quali persone, artisti ed episodi hanno influenzato maggiormente il tuo lavoro?
Una parodia di bedard dei nottambuli di hopper, cuore in edicola ogni settimana, il fine settimana del bluecheese, monsieur chat su un tetto di parigi, una maglietta con l’onda di hokusai, il monterosa (quello da bere), i cartoni di supergulp, la mostra di haring al chiostro del bramante, la copertina di london calling dei clash su una bancarella di dischi di via sannio, il diario delle elementari di jacovitti, fontamara di silone, la città incantata di miyazaki, le capocciate con klevra, le invasioni di invader, le bottigliette di vetro della cocacola, le mail zilda, via del pellegrino, i pinguini di pao, un concerto dei sud sound system al villaggio globale, gli omini di giacometti, un sorriso, siberia dei diaframma, le mtn94, il senso per la carta di br1, la parmigiana, i lotti della garbatella, una scritta di weiner (che poi non era scritta), ti prendo e ti porto via di ammaniti, una pinta di guinnes in un pub di dublino, toffolo che disegna dal vivo, la vigilia di natale, i finestrini ricoperti della roma-lido, il metodo socratico, il mouse liberation front, una notte, un invito di a1one, le cassettine di one love hi powa, flickr, l’alba di tulum, il lettering su un flyer degli afrika bambaata al black out, i tramezzini con l’insalata di pollo, un abbraccio, le grafiche di fairey, corgan sulla scalinata dell’eur, il giardino dei tarocchi, ferragosto ad alonissos, le lacrime, il senso della vita dei monty python, ratman, wooster collective, il macro testaccio, pomeriggi interi con il pallone sotto la pioggia, padre pizarro, a strange day dei cure, il 92 fino a termini e poi il 57 fino a largo somalia, una pacca sulla spalla, la doppietta di aristoteles, il sestante di burri agli ex seccatoi del tabacco, i gamberi rossi crudi di gallipoli, lo zaino invicta, le selezioni di toretta stile, le vans, i pappagalli di bol, il bacio di brancusi, pac man, una carezza, terra e libertà di loach, disfunzioni musicali, l’orologio di marclay, lo striscione blu degli eagles supporters, che cosa sono le nuvole? di pasolini, le vacanze al mare, videomusic, le fettuccine con i carciofi, il cubo di rubik, zora la vampira dei manetti bros, gli uniposca, babilonia a via del corso, canzone di rossi, il ventre dell’architetto di greenway, doraemon, ecc. ecc. (dal generatore automatico di “persone, artisti ed episodi che hanno influenzato maggiormente il lavoro di omino71”)
Cosa cerchi attraverso l’arte?
Un’idea, quella che vorrei rimanesse di me, anche e soprattutto senza di me: «Un’idea mi frulla, scema come una rosa.
Dopo di noi non c’è nulla.
Nemmeno il nulla, che già sarebbe qualcosa». (cit.)
C’è una parte della tua ricerca di cui vorresti parlare in particolare?
«Ho sempre pensato che è meglio fare dieci cose male piuttosto che una bene». (cit.)
Per questo è difficile rispondere a questo tipo di domande.
Potrei scrivere per ore di come assemblo i “mash up”, di come sono arrivato ai “ready fake”, del mio percorso dalla strada alle gallerie e dai musei alla strada e così via, ma poi ci annoieremo un po’ tutti, quindi meglio sfruttare questo spazio per riportare un pensiero su cosa è diventata la street art a Roma: «..essa non era più l’inventiva di poeti e di pensatori, che se la scambiavano nell’agorà (…), lasciando ai loro allievi la cura di trascrivere quello che si era detto.
Aveva infatti perduto quel tono di conversazione e d’improvvisazione che le davano un profumo d’immediatezza e di sincerità, ed era diventata un fatto tecnico, di studiosi specializzati, tanto bravi in fatto di critica e di bibliografia, quanto poveri d’ispirazione creativa.
Costoro compilavano cataloghi e biografie, si accapigliavano sulle
interpretazioni, si dividevano in scuole, cricche, sette.
Ma scrivevano solo per leggersi tra loro; e ne venivano fuori prose e anche poesie professionali, perfette come metrica e prive di colore».
Qual è i tuo rapporto con il mercato?
Il mercato è un metro, ma non è il metro.
Se le cose che faccio piacciono, se ricevo una commissione da un privato o un invito da un gallerista non posso che esserne contento, ma la cosa non mi condiziona più di tanto, forse perché non sono ancora entrato in contatto con il “vero” sistema dell’arte e in un certo senso mi sento un po’ come quello che voleva vincere la lotteria senza mai aver comprato il biglietto.
Cosa consiglieresti ad un artista che vorrebbe vivere d’arte?
Non sono la persona più adatta per dare questo tipo di consigli.
Credo di vivere (anche) per l’arte, di sicuro non sono mai riuscito a vivere (solo) di arte e per quanto riguarda il lavoro, lavoro per vivere e non vivo per lavorare.
p.s. questa intervista contiene citazioni di (in ordine alfabetico): Caproni Giorgio (1912), Gnocchi Gene (1955), Montanelli Idro (1909), Ortolani Leo (1967).
La prima o il primo che invierà una mail a omino71@gmail.com associando le citazioni ai loro autori e al titolo dell’opera dalle quali sono state “sottratte” riceverà in dono (gratis) una stampa formato 30×21 di “Fat You” (edizione di 12, firmata e numerata).
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Francesco Cogoni.