20 apr 2012

Bol23 intervista omino71 (SQUIDDY)

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Salve a tutti/e
Con questa nota/intervista voglio inaugurare uno spazio di conoscenza e discussione intorno al mondo dei canvas toy “do it yourself”. Conosceremo persone che li usano tra cui grandi artisti, ma anche persone comuni che hanno solo voglia di esprimersi e divertirsi. Sfruttando le potenzialità di questo social network avremo modo anche di entrarci in discussione, chiedere direttamente o esprimere liberamente il nostro modo di vedere e fare custom con le “classiche” tecniche o quelle fatte proprie dopo diverse esperienze. Capiremo cosa li spinge a dipingere e fare scultura su una tela tridimensionale ed alcuni aspetti di riflesso sul lavorare in più persone sulla stessa opera.
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Vi auguro buona lettura e mi auguro che vogliate parlare di voi e tra voi in maniera piacevolmente socievole.
BOL23.
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INTERVISTA a OMINO71.
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Giusto per presentarti ai pochi che non ti conoscono, dicci chi sei, che fai e dove possiamo trovare tutto su di te.
Mi presento, sono omino71 (con la "o" minuscola che fa tanto umile), non so fare niente di particolare e per questo faccio un po’ di tutto "sopportabilmente" male. Ultimamente ho due grandi interessi: lasciare per strada immensi fogli di carta velina dipinta e arricchire la mia collezione domestica di canvas toy, per il resto www.omino71.tk, ma anche www.eikonprojekt.tk www.romastreetfood.tk e www.stickmyworld.tk .
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Bene, tutti sanno tutto di te, anche a che ora mangi, quindi parlaci dei canvas toy e che differenza c’è, secondo te, tra loro e una tela piatta, un muro o un normale giocattolo, di cosa hai provato ad avere uno Squiddy creato da BOL23 e G.Rotelli tra le mani, sapere che era diventato tuo e che ne avresti potuto fare ciò che volevi.
Alla tela e in genere al tradizionale spazio bidimensionale - bianco e potenzialmente infinito - ho sempre preferito superfici più "plastiche", oggetti che hanno una dimensione pre-definita e dei limiti esogeni con cui confrontarsi, quindi forse il mio parere lascia il tempo che trova. Dal mio punto di vista infatti non vedo molte differenze tra personalizzare un qualsiasi "coso" riciclato e un canvas toy, idem per le installazioni in strada, l'obiettivo rimane più o meno sempre lo stesso: incastrare le mie icone (supereroi, santi, bambini e “cartoni animali”) in uno spazio delimitato che ha una forma "originale" a cui adattarsi. La "customizzazione" dei canvas toy è quindi un processo abbastanza naturale per me e forse un po’ distante dal tradizionale rapporto tra artista e materia, dove il primo piega la seconda (che sia la tela per il pittore o il blocco di marmo per lo scultore) dandogli forma e sostanza; viceversa i toy non solo hanno già una forma, ma anche una vera e propria "identità" che implica un inevitabile dialogo a distanza con l'autore del toy stesso, forse questa è la vera peculiarità del canvas toy: si tratta sempre e comunque di un lavoro a quattro o più mani.
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Ora parliamo di tecniche, svelaci almeno un segreto, con cui customizzi i tuoi toys, come e con cosa li colori, come li difendi dal tempo e dai ragazzini troppo curiosi che vorrebbero toccarli durante le mostre, insomma cosa ci fai con un canvas toy, lo fai tutto con le tue mani nello stile “do it yourself” o ti avvali di consulenze, macchinari strani, magie o cosa ?
Tecnica? Il mio è vero e proprio feticismo per gli uniposca, con i quali faccio di tutto (nonostante il costo proibitivo). Il mio approccio è assolutamente "d.i.y." e naif, tipico dei bambini che immaginano, disegnano e poi colorano: magari ci metto dei mesi per elaborare una idea, poi non faccio in tempo a buttare giù uno schizzo che sono già a pasticciare direttamente sul toy e in un paio di giorni devo aver finito e raggiunto un risultato sopportabile, che poi abbandono l'opera per inseguire un'altra idea e così via, in pratica proprio come fanno i bambini che hanno troppi giocattoli.Per quanto riguarda la conservazione delle opere, in linea di massima mi piace l'idea di vederle cambiare nel tempo (tempus fugit... memento mori), ma per evidenti ragioni “commerciali” mi sono rassegnato ad usare qualche piccolo accorgimento: la tipica spruzzata di vernice finale per tempera, rigorosamente opaca perché non voglio alterare l’effetto dei miei adorati pennarelli (anche se mi rendo conto che l’effetto lucido potrebbe essere più attraente) e in mancanza (anche di pecunia) mi faccio andar bene anche una spruzzata di economica lacca per capelli.Infine non mi dispiace affatto l’idea che le mie opere vengano “consumate”, quindi maneggiate, curiosate e usate, anche se, ad essere onesti, sarei molto grato a chi mi facesse dono di un set completo di bacheche in plexiglass per tenere lontane quelle ditina unte di pizza e sporche di mocciolo… e io in casa ne ho almeno una decina... di ditina intendo ;)
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Lavorando su Squiddy 5’’ in vinile, qual è stata la parte più semplice da colorare, trasformare e quella che ti ha impegnato maggiormente ?
Lo Squiddy ha una forma abbastanza basica (per non dire fallica) e non ha presentato particolari difficoltà, forse sotto al centro, per il lato interno dei tentacoli c'è poco spazio per muoversi con la punta dei pennarelli e bisogna necessariamente lavorare con un pennellino a punta fine, ma a parte questo lo Squiddy è veramente per tutti! Scemo chi non lo prova!.
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I canvas toy di solito nascono bianchi o di un tenue colore uniforme, quindi la pittura di solito è necessaria per modificarne l’aspetto, ma cambiare la forma ad un canvas toy (con materiale aggiunto o sottratto) è necessario sempre ? Cosa hai modificato e da cosa nasce questa tua scelta nel caso di Squiddy 5’’?
Non è ovviamente necessario, ma è sicuramente possibile e a me piace l’idea di renderli talvolta addirittura “funzionali” o “interattivi” come lo stesso Bol23 ci ha insegnato (diciamo che dopo aver fatto l’ennesima customizzazione viene quasi spontaneo sperimentare allestimenti un po’ più complessi e rispolverare qualche rudimento di modellismo ed elettronica abbandonati in tenera età).Per lo Squiddy ad esempio, avendo avuto la fortuna di customizzarne due - prima quello in resina e poi quello in vinile - ho potuto sperimentare due soluzioni molto diverse tra loro. Per il primo ho cercato di restare fedele alla sua identità originaria e quindi l’ho dipinto come un calamaro, reinterpretando una stampa di Hokusai che poi ho ricostruito in una specie di diorama (aggiungendo molti elementi che comunque non ne hanno snaturato la sua forma). Per il secondo custom invece ho intravisto nelle forme dello Squiddy quelle di una tradizionale giostrina, che quindi ho immaginato e costruito pezzo per pezzo, dai piccoli vagoni ai suoi minuscoli avventori, trasformandolo in un carillon che funziona a carica con tanto di jingle natalizio ;), insomma in questo secondo caso del calamaro non c’era più traccia eppure era sempre uno Squiddy e forse è proprio questo il bello del custom “estremo”.
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Se vuoi aggiungere qualcosa che non ti è stato chiesto puoi farlo liberamente, questo spazio qui sotto aspetta solo di sapere a che altre domande avresti voluto rispondere !
Che dire, ho tra le mani il mio terzo Squiddy e vediamo che esce fuori….
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